Il Mercante di Libri Maledetti by Marcello Simonii

Il Mercante di Libri Maledetti by Marcello Simonii

autore:Marcello Simonii [Simonii, Marcello]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-10-15T22:00:00+00:00


Prima di morire, la mente del Rosso era stata offuscata dal dolore. Mai il poveretto avrebbe creduto di dover patire tanta sofferenza.

Slawnik gli si era piantato di fronte, i pugni chiusi e il volto deformato dal a rabbia. «È vero quanto mi dicono, alchimista? Oggi hai parlato con Ignazio da Toledo?».

L’uomo non aveva risposto. Si era limitato a fissare il tizio appena entrato ed era sprofondato in un ostinato mutismo.

Il boemo, che non era facile al a pietà, l’aveva sol evato da terra e rigettato sul pavimento come se sbattesse un tappeto. «Cosa gli hai detto? Cos’hai consegnato al moccioso? Un indizio? Una parte del libro? Rispondi!».

Il Rosso contrasse la faccia in un’espressione ironica, un semplice gesto che gli costò fatica e dolore. «Era solamente l’al uce di san Cipriano…», mormorò. «Guarisce il morbo gal ico…».

Ma prima di concludere la frase, ricevette un calcio sotto il mento.

Wil alme, dal a grata, aveva udito un rumore di ossa rotte. La mascel a del poveretto doveva essersi spezzata.

«Parla alchimista!». Slawnik l’aveva sol evato da terra per sbatterlo contro il muro. «Dimmi dov’è il libro! Dimmelo carogna!».

A quel punto Gothus Ruber aveva abbozzato un gesto di resa. Strisciando era arrivato fino al tavolo e si era appoggiato sul ripiano. La mascel a rotta gli impediva di parlare, perciò aveva fatto cenno di voler scrivere qualcosa.

Senza perdere tempo, il boemo gli aveva procurato una pergamena e una penna.

Gothus Ruber si era limitato a scrivere qualche riga con la mano tremante, come se stesse firmando un patto con il diavolo. «Questo è… tutto quel o…

che so…», aveva biascicato, sputando sangue e bava.

Slawnik gli aveva strappato la pergamena di mano, e dopo aver letto si era rivolto al ’inquisito con un’espressione interrogativa. A un cenno del Rosso gli si era fatto vicino, credendo che volesse confessare qualcos’altro, ma Gothus Ruber gli aveva solo sputato in faccia.

Acceso dal ’ira, il boemo aveva estratto il suo pugnale a forma di croce e con un movimento fulmineo lo aveva sgozzato. Il disgraziato era caduto a terra con gli occhi sbarrati, ai piedi del tavolo.

«L’hai ucciso!», aveva esclamato l’altro, fino ad al ora rimasto in silenzio.

«L’alchimista non ci serviva più». La voce di Slawnik era risuonata violenta come uno schiocco di frusta. «Troveremo l’Uter Ventorum grazie al messaggio che ha scritto. Ora sbrighiamoci, Dominus non tarderà a raggiungerci». E

conficcato il pugnale in mezzo al tavolo, aveva fatto cenno d’andarsene.

Era necessario recuperare quel o scritto, aveva pensato Wil alme prima di al ontanarsi dal a grata.

Usciti dal a casa di Gothus Ruber, Slawnik e i suoi due accompagnatori avevano raggiunto un modesto ospitale affacciato sul a cal e Mayor.

«Ormai Dominus sarà in procinto di arrivare. Andategli incontro e scortatelo fin qui», aveva ordinato.

Dopo essersi ritirato in un al oggio al piano superiore del ’ospitale, il boemo si era seduto al a luce di un candelabro e aveva cominciato a meditare sul breve testo vergato dal ’alchimista prima di morire, deciso a decifrarlo di persona per facilitare il compito di Dominus.

Ma dopo



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